La Parigi-Dakar (1979-2008).

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Image by Vectorportal.com, licenza CC BY-4.0

La Parigi-Dakar o più semplicemente Dakar è stata una delle gare di rally più famose della storia. L’organizzatore dell’evento è stato il pilota francese Thierry Sabine che perse la vita durante l’edizione del 1986 in un incidente in elicottero nei pressi della capitale del Senegal assieme ad altre quattro persone. La prima edizione fu nel 1979.
Da wiki: «È nota anche come “Parigi-Dakar” in quanto nelle prime edizioni (dal 1979 al 1991 e ancora nel 1993, 1994, 1998, 2000 e 2001) il percorso iniziava dalla capitale francese. La gara, dopo un prologo in Europa, attraversava diversi paesi africani e il deserto del Sahara fino ad arrivare a Dakar. Dopo l’annullamento dell’edizione 2008 a causa di potenziali attentati terroristici la corsa ha spostato il suo percorso dapprima in Sudamerica e poi, dal 2020, in Arabia Saudita, mantenendo comunque la denominazione Dakar».
Thierry Sabine è stato un personaggio sui generis e di certo sopra le righe. Da visionario qual era pensò di realizzare un rally desertico che sarebbe dovuto partire da Parigi, attraversare diversi paesi africani e concludersi a Dakar. L’idea si concretizzò nel 1977 quando si perse nel deserto mentre stava partecipando alla Abidjan-Nizza che era stata organizzata dall’amico Jean-Claude Bertrand; l’occasione si presentò  quando scoprì che Bertrand l’anno successivo non l’avrebbe più organizzata. Creare una gara estrema, più simile ad un’avventura che ad una vera e propria manifestazione sportiva, lo rendeva consapevole del fatto che stava per scrivere una pagina di storia. Parigi oltre che prestarsi bene come punto di partenza dell’evento, era anche l’ex capitale di molte nazioni africane ex colonie della Francia, che dovevano essere attraversate dal raid, ragion per cui venne scelta da Sabine.

Thierry Sabine [foto di Yelles M.C.A. licenza CC BY-SA 3.0]

Le prime edizioni ebbero un’organizzazione snella e furono strutturate in modo che moto ed auto avessero un’unica classifica. I partecipanti erano per la maggior parte un misto di sportivi ed avventurieri, intrepidi e audaci ai limiti dell’incoscienza; i mezzi, spesso modificati ad hoc, sembravano più il frutto dell’improvvisazione che del calcolo ingegneristico e della disciplina sportiva. Basti pensare che alla seconda edizione parteciparono persino dei motociclisti in Vespa; l’idea fu dell’ex pilota rally Jean-François Piot. La gara diventò molto famosa; edizione dopo edizione si trasformò in un evento mondiale al quale in seguito presero parte in via ufficiale diversi team e case sportive. Per queste ultime, così come per le grandi multinazionali, il raid diventò una vetrina nella quale testare ed esporre i loro nuovi prodotti. Molte nuove moto o auto vennero chiamate proprio Tenerè oppure Paris-Dakar. La prima edizione iniziò ufficialmente il 26 dicembre 1978; vi parteciparono 90 moto, 80 auto e 12 camion. Da quell’anno in poi ogni nuovo capodanno diventò l’inizio di una nuova avventura che per quindici giorni avrebbe impegnato gli sportivi in terra d’Africa. I paesi coinvolti nelle varie tappe furono: Francia, Algeria, Niger, Mali, Senegal. Nella seconda edizione, quella del gennaio 1980, le tappe diventarono molto più articolate, di conseguenza le nazioni attraversate furono di più: Parigi, Algeri, In Salah, Reggane, Bordj Mokhtar, Gao, Timbuctù, Niono, Mopti, Bobo Dioulasso, Kolokani, Nioro, Kayes, Bakel, Linguère, Dakar.

deserto del Ténéré [foto CC0 by Pixabay]

Tutte le edizioni furono caratterizzate da grandi sfide e spesso da diverse tragedie; l’organizzazione divenne sempre più imponente ed elefantiaca; non fu affatto semplice gestire equipaggi e mezzi che si smarrivano nelle sabbie del Ténéré o tra le dune dei Touareg; incidenti e sparizioni furono una costante annuale, ma nonostante tutto il rally richiamava passionari ed avventurieri da ogni parte del mondo. Il fattore che accomunava tutti questi sportivi, non era tanto vincere la corsa, ma partecipare e sopravvivere in mezzo ad un immenso oceano di sabbia. La solidarietà e il fair play sportivo diventarono il tratto distintivo della gara, trasformatasi nel frattempo in una sfida ai limiti dell’impossibile. Oltre ai tanti, e purtroppo numerosi incidenti, occorre dire anche che le popolazioni locali, negli sperduti villaggi sahariani, furono spesso vittime di altrettanti eventi dolorosi. Il passaggio della Dakar ogni anno era diventato un appuntamento fisso.
Nella lunga storia del rally i percorsi, le tratte ed i tragitti sono cambiati enormemente; basti pensare che la corsa toccò varie destinazioni attraversando tanti paesi e città diverse: Marsiglia, Barcellona, Lisbona, Algeri, Il Cairo, Sharm-el-Sheikh. Alla fine alcuni eventi burrascosi, come sequestri, rapimenti, o colpi di stato costrinsero gli organizzatori a spostare la corsa in Sudamerica. La Parigi-Dakar diventò semplicemente la Dakar in altri continenti.

Senegal [foto CC0 by Pixabay]

È impossibile ripercorrere qui, in questo breve resoconto storico, tutte le tappe e tutti i momenti più importanti della Parigi-Dakar; pertanto questo report si conclude con delle considerazioni di massima.
Nella Parigi-Dakar la competizione ha ceduto il posto alla collaborazione; l’agonismo ha ceduto il posto alla solidarietà; la voglia di primeggiare ha ceduto il posto alla fratellanza. Nessun avversario è stato mai lasciato in panne nel deserto in balia della sorte. Nessuno è stato travolto dagli eventi senza che il proprio rivale non l’abbia soccorso tra le aride sabbie del Sahara. L’estremo riduce gli uomini ad unità; la sorte di uno accomuna empaticamente tutti gli altri. Non è assai fuorviante dire che la Parigi-Dakar si sia trasformata da teatro sportivo a palestra di vita.
«Nello sport è possibile ravvisare l’essenza bellica della realtà naturale, dove tutto è un’interminabile lotta per l’esistenza. A differenza della guerra finalizzata unicamente all’uccisione, in esso risalta il valore dell’antagonismo che mira al perfezionamento umano e alla ricerca della bellezza».*
Questa è stata la Parigi-Dakar: una gara dove l’importante non era vincere ma rimanere vivi nel vasto Desert du Ténéré!


*Sul mistero dell’esistenza vedi il saggio dello scrivente acquistabile online su diversi book-store:
*(cit) N. V. Di Giacomo, La Scenografia del Tempo, LFA Publisher, Napoli, 2023, p. 203.

Questo è un video pubblicato su YouTube da daveboy25. Da qui è liberamente condivisibile ma non scaricabile tramite download.

 

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«il Corriere della Storia (& il Diario Boreale)» è un giornale di guerra che si occupa di etnoantropologia, di geografia e di linguistica. È un'antologia sul cinema che raccoglie tutte quelle pellicole ispirate a fatti realmente accaduti. È un foglio del passato che narra storie di luoghi, di uomini e di popoli. È un quaderno di storia che racconta i fatti del cielo, del mare e della terra, che hanno avuto come protagonisti gli uomini di ogni epoca !!!

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