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La Notte dell’Aquila (The Eagle has Landed: L’ Aquila è discesa) è un film di John Sturges del 1976 tratto dall’omonimo best seller di Jack Higgins tradotto in italiano da Maria Luisa Bocchino. La storia narrata trae spunto da un fatto in parte realmente accaduto e raccontato da Jack Higgins in un libro.
L’ autore nel prologo esordisce così: «All’una esatta del mattino di sabato 6 novembre 1943, Heinrich Himmler, ricevette questo semplice: “l’Aquila è discesa”. Significava che un piccolo contingente di paracadutisti tedeschi era arrivato in quel momento sano e salvo in Inghilterra per rapire il primo ministro britannico hurchill»
Nel 1959 il governo britannico e quello tedesco dell’allora Germania Occidentale conclusero un accordo attraverso il quale i resti dei caduti tedeschi in suolo inglese, di entrambe le due guerre, disseminati in vari cimiteri ed ossari, sarebbero stati trasferiti di comune accordo in un unico grande cimitero militare a Cannock Chase nello Staffordshire. Fu così che nel 1967 le spoglie di 4.925 soldati tedeschi vennero traslate nel nuovo camposanto. Da quel momento Higgins, scrittore di storia per alcune riviste americane, iniziò ad interessarsi alla vicenda del manipolo di soldati tedeschi che nel 1943 tentarono di sequestrare Churchill a Studley Constable, un minuscolo borgo rurale dell’Inghilterra rimasto segreto per tanto tempo per ragioni di stato, allo stesso modo di come fecero con Mussolini, liberato poco tempo prima sul Gran Sasso d’Italia.
Dopo anni di ricerche, in un piccolo cimitero (forse proprio nel luogo degli eventi), Higgins scoprì una lapide con in cima una croce germanica ed una scritta in tedesco: «qui giace il tenente colonnello Kurt Steiner assieme a 13 paracadutisti tedeschi, uccisi in azione il 6 novembre 1943». I fatti sono questi: gli uomini di Steiner coadiuvati da una spia irlandese che lavorava per il servizio di intelligence tedesco in Gran Bretagna, tentarono di rapire il Primo Ministro fallendo a causa di un incidente di percorso. Churchill dovendo partire per partecipare alla conferenza di pace di Teheran si imbarcò sulla nave da guerra Renown; per evitare di essere intercettato dai temibili sommergibili tedeschi fu sostituito nelle sue comparse pubbliche da un sosia, un attore di nome George Howard Foster. Il servizio segreto inglese non era minimamente a conoscenza dell’Operazione Aquila. Fu infatti per un evento imprevisto che il finto Churchill si salvò. Foster morì infatti da lì a poco nel febbraio 1944 in un bombardamento tedesco ad Islington.
Le parole proferite dal reverendo del villaggio dopo l’accaduto furono emblematiche: «se vuoi mandare il primo ministro in mare quando il pericolo degli U-boote è al suo apice, è utile farlo comparire pubblicamente da un’altra parte». Il film di Sturges ed il romanzo di Higgins sono delle ricostruzioni ipotetiche di quei fatti; non è detto che tutti gli avvenimenti siano successi davvero. In entrambi i lavori i paracadutisti dell’Aquila, camuffati da soldati polacchi, «ma vestiti per motivi di orgoglio con le loro vere uniformi al di sotto dei finti abiti», arrivano nella piccola comunità costituita interamente da cattolici-romani, con lo scopo di eseguire delle semplici esercitazioni. La gente non sospetta minimamente della loro vera identità e del loro fine ultimo. Vengono smascherati per un fatto accidentale: uno degli uomini di Steiner nel tentativo di salvare una bambina caduta nel canale di un mulino a ruota rimane ucciso e viene ritrovato fuori dall’acqua con la divisa della Wehrmacht ben visibile! A quel punto il piano salta ed il ritmo della narrazione prende le caratteristiche di un racconto di azione e di guerra.
Tra libro e film però ci sono alcune differenze. Nel romanzo i paracadutisti sono 13; nella pellicola 16. Del doppio scontro avvenuto con gli americani non si ha certezza. Tutti e due si concludono con la morte di Steiner che tenta di assassinare il finto Churchill in un disperato tentativo di assalto solitario. Nel film muore anche lui, mentre nel libro il primo ministro rimane in vita. Sturges sembra aver anticipato di qualche decennio quel filone «anti-militarista» che sarebbe arrivato in seguito agli inizi degli anni ottanta, e che sarebbe poi stato sublimato da grandi registi come il tedesco Petersen (con U-boot 96), l’americano Oliver Stone (con Platoon) e da altri loro numerosi seguaci che hanno prodotto grandi pellicole. A parte i personaggi realmente vissuti, cioè Steiner, Padre Verecker e Joanna Grey, di tutti gli altri non si sa molto. Non ci sono riferimenti precisi. Su tutto e su tutti emerge sempre l’imponente ed affascinante figura del tenente colonnello Kurt Steiner: eroe di guerra, soldato perfetto, cavaliere moderno che si batte per la sua Germania e per i suoi uomini che lo venerano come un idolo assoluto. È talmente amato che alla fine scelgono di seguirlo sino all’estremo sacrificio in una missione folle ed impossibile.
In una scena è possibile scorgere un particolare decisamente importante riguardo al suo essere un semplice soldato e non un «soldato-nazista». Ancor prima di partire per la missione di sequestro, trovandosi nelle zone orientali della Germania, tenta di salvare dalle SS una ragazza ebreo-polacca di nome Brana che sta per essere deportata in un campo di sterminio: per un soffio non coinvolge se stesso e i suoi uomini in uno scontro a fuoco con i nazisti. Steiner è l’uomo che incarna le qualità migliori del soldato e i difetti peggiori del sentimentalista. Magistralmente interpretato da Michael Caine, è stato uno dei migliori personaggi cult dei film di guerra degli anni settanta.
Citazioni:
Dal film >
Padre Verecker: “colonnello, la mia unica consolazione è che grazie a mia sorella il vostro piano è fallito”.
Steiner: “davvero?! Io pensavo che fosse fallito perché uno dei miei uomini è morto per salvare quella bambina la fuori”!
Dal libro > Churchill (Foster) su Steiner: “qualunque cosa si possa dire di lui, era uno splendido soldato e un uomo coraggioso”.