L’angelo della Piazza Rossa (1987).

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il volo di Rust [foto di Europe laea location map.svg : Alexrk2 con licenza CC BY-SA 3.0]

Il 28 maggio del 1987, un aviatore tedesco-occidentale di nome Mathias Rust, all’epoca diciannovenne, atterrò sulla Piazza Rossa di Mosca con un piccolo Cessna 172 noleggiato qualche settimana prima in Germania.
Il suo clamoroso gesto è passato alla storia come una delle imprese solitarie più insolite e spettacolari di sempre.
Con un’azione rocambolesca e folle, in piena Guerra Fredda, riuscì a far parlar di sé creando una serie di reazioni internazionali di non poco conto. Il tutto venne da lui pianificato mesi e mesi prima.
Non avendo nessun velivolo di proprietà il 13 maggio noleggiò il suo Cessna a Uetersen nei pressi di Amburgo e da lì iniziò a volare in direzione dell’Islanda, attraversando le isole Fær Øer, per poi cambiare totalmente rotta e dirigersi ad est verso la Norvegia, la Svezia ed infine la Finlandia. Il 28 partì da Helsinki in direzione ovest, ma in mare aperto virò bruscamente verso est dirigendosi sull’Estonia. Pur avendo con sé diverse provviste, per cinque ore non mangiò e non bevve nulla. Riuscì a fare tutto questo aiutandosi solo con una bussola, con delle mappe e delle cartine geografiche! Si mantenne ad una quota media di circa 600 metri e dopo quasi un’ora di volo si ritrovò al di là del mare sui cieli del paese baltico. A questo punto, una serie di incredibili coincidenze ed un insieme di casi fortuiti riuscirono a giocare a suo favore, portandolo sano e salvo verso la sua meta finale che era l’atterraggio sulla Piazza Rossa. Superata l’Estonia e comparendo sui radar sovietici venne classificato come ostile ed iniziò ad essere seguito da diverse batterie missilistiche della contraerea. Nei pressi della città di Gdov venne intercettato da un Mig-25 della difesa aerea.

MiG 25 della difesa aerea sovietica [foto CC0]

Rust racconta di averlo visto comparire da lontano come una saetta.
Un lampo grigio che si avvicinava minacciosamente al suo piccolo velivolo. Fu così che venne affiancato da quel caccia; riuscì ad intravvedere persino gli occhi del pilota sotto la visiera del casco! Era pronto ad abbatterlo non appena gli avessero dato l’autorizzazione: m
a il mig non aprì il fuoco.
Si allontanò fulmineo alla stessa velocità con la quale lo aveva raggiunto ed affiancato. Furono i minuti più lunghi di quel suo fortunoso e fortunato viaggio. Un misto di sentimenti contrastanti attaccava il suo animo e la sua mente. A
 quel punto scomparve dai radar della difesa perché volava ad una quota troppo bassa; nei dintorni di Pskov a causa di un’esercitazione venne riclassificato come amico; giunto a Torzok fu nuovamente decifrato come non ostile, in quanto in quel luogo un giorno prima, essendoci stato un incidente aereo venne confuso con uno dei tanti elicotteri che prestavano soccorso.
Il suo viaggiare lento, ad una quota così bassa, lo stavano salvando dall’abbattimento. 
Dopo diverse ore di volo arrivò su Mosca. Svanita una coltre di nubi, iniziò la fase di atterraggio. Da lontano intravvide l’Hotel Rossija. Tentò per ben tre volte di atterrare. Alla fine ci riuscì. Nel frattempo nella piazza si era radunata una folla sempre più consistente, che incredula osservava quanto stava accadendo. Dopo l’atterraggio Rust rimase per circa un quarto d’ora all’interno dell’abitacolo. Gli iniziarono a balenare tantissimi pensieri. Quell’azione incosciente e folle era stata ormai compiuta ed egli stesso era sul punto di non ritorno. Pensò di riavviare il motore e di decollare nuovamente, ma era troppo tardi, ed in ogni caso il carburante non sarebbe bastato per affrontare nuovamente cinque ore di volo. In tutto quel tempo interminabile non si mosse.

un «Cessna 172 Skyhawk» come quello utilizzato da Rust [foto CC0]

La gente che attorniava il velivolo era meravigliata e guardava con stupore. Rust ha sempre affermato che non fu affatto ostile; addirittura una donna gli offrì del pane e del sale in segno di benvenuto secondo la tradizione russa. Qualcuno iniziò a fargli delle domande in inglese. Credevano che fosse un tedesco-orientale per via della bandiera sulla coda dell’aereo [che comunque non era quella della DDR]. Venne portato in una centrale della polizia. Non avendo il visto di ingresso fu interrogato per diverse ore.
Fu tradotto in un carcere e subì un lunghissimo interrogatorio. Venne accusato di vandalismo e di varco di confine non autorizzato. Venne condannato a 4 anni di lavori forzati. 
Quei mesi li ricorda con una certa durezza. Più volte ha sostenuto di non nutrire rancore verso quelle autorità. Provava invece dei sentimenti di rimorso per se stesso. I suoi familiari lo potevano visitare una volta ogni tre mesi. Dimagrì vistosamente e perse più di dieci chili. Rimase nel carcere di Lefortovo per 14 mesi e visse con un compagno di cella ucraino che gli leggeva quotidianamente la Pravda tenendolo al corrente sulle notizie riguardanti la sua impresa. Dopo più di un anno arrivò improvvisamente l’amnistia. Gli lessero il decreto con il quale veniva amnistiato e con il quale gli veniva imposto di lasciare il territorio sovietico. Fu rilasciato il 3 agosto del 1988. Gli è stato chiesto innumerevoli volte il perché della sua azione. Ha sempre sostenuto, come fa tuttora, che fu un gesto eclatante per la distensione e la pace. Quell’azione ebbe forti ripercussioni interne ed esterne.

Piazza Rossa [foto CC0]

Il presidente Gorbaciov dichiarò che quell’incidente aveva dimostrato la scarsa efficienza del sistema difensivo sovietico.  Le conseguenze furono una lunga serie di sostituzioni agli alti vertici di comando della difesa, come punizione per l’incredibile figuraccia internazionale. In realtà quelle misure furono da lui adottate per un altro scopo: con la scusa dell’accaduto tolse da diversi posti chiave numerosi personaggi ostili al suo processo di riforme chiamato glasnost e perestroikaQuesto nuovo percorso dopo alcuni anni portò proprio al crollo dell’URSS e dell’ideologia socialista. Il caso Rust per il presidente sovietico fu solo l’occasione colta al volo e presentatasi nel momento opportuno per regolare e costituire un nuovo assetto di potere interno.
In Germania, invece, il suo gesto fu malvisto, ed egli stesso venne accolto con ostilità e diffidenza. I media si accanirono contro di lui etichettandolo come un irresponsabile ed una minaccia per la pace. Quelli furono gli anni finali della Guerra Fredda prima che arrivasse il definitivo disgelo. Le tensioni Usa-Urss esistevano ancora ed erano più forti che mai: il Vertice di Reykjavik al quale parteciparono Reagan e Gorbaciov, tenutosi quasi sei mesi prima, con l’obbiettivo di raggiungere una sostanziale dismissione e/o riduzione della produzione dell’apparato missilistico – a medio e a lungo raggio –  non aveva dato i frutti sperati.
Va ricordato che nel 1983 un aereo di linea coreano proveniente dall’Alaska e diretto a Seul fu abbattuto per errore dalla difesa sovietica sui cieli della penisola di Sakhalin sul Mar del Giappone a causa di uno sconfinamento involontario. Questi incidenti contribuirono purtroppo ad acuire i rapporti tra il blocco occidentale e quello orientale, e a motivo di ciò, in patria, il gesto di Mathias fu ritenuto sconsiderato: il timore di tante emulazioni da parte dei suoi ammiratori, o di altri fanatici, era parecchio elevato.
La vita di Rust si complicò comunque anche per altre vicende.
Incriminato per ruberie e per furti è stato spesso condannato a risarcimenti vari. La sua gloria e la sua ascesa sono state fulminee e veloci come la sua stessa trasvolata.

i due protagonisti del vertice di Reykjavik del 1986 [foto CC0]

Naturalmente dai sovietici fu accusato di essere al servizio degli imperialisti. Dalla stampa internazionale venne curiosamente etichettato con diversi aggettivi e come disse Demetrio Volcic’ in un suo servizio giornalistico di allora, fu addirittura dipinto così: «sognatore solitario, mitomane, viaggiatore d’amore per conquistare il cuore di una fanciulla, studioso di carte militari specializzate e conoscitore dei radar sovietici» [Rai Storia – Accadde Oggi]. Di certo, un anonimo diciannovenne ed un piccolo velivolo da turismo, misero in crisi la credibilità dell’intero sistema di difesa aerea dell’URSS. Ma non ci fu più tempo per continuare a pensare alla sua impresa. Il 1989 era alle porte e la caduta del Muro era ormai vicina. Tutto venne consegnato alla storia.   

 

 

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«il Corriere della Storia (& il Diario Boreale)» è un giornale di guerra che si occupa di etnoantropologia, di geografia e di linguistica. È un'antologia sul cinema che raccoglie tutte quelle pellicole ispirate a fatti realmente accaduti. È un foglio del passato che narra storie di luoghi, di uomini e di popoli. È un quaderno di storia che racconta i fatti del cielo, del mare e della terra, che hanno avuto come protagonisti gli uomini di ogni epoca !!!

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