alla memoria di Anna + febbraio-marzo 1945
[immagini di pubblico dominio by Wiki e Pixabay]
Anna Frank
Annelies Marie Frank, chiamata Anna Frank in italiano (*Francoforte sul Meno, 12 giugno 1929 + Bergen-Belsen, febbraio o marzo 1945), è stata una giovane ebrea tedesca morta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Visse per gran parte della sua vita fuori dalla Germania; si trasferì ad Amsterdam con i suoi per sfuggire alle persecuzioni dei nazisti. È nota per aver scritto il celebre Diario durante il periodo in cui rimase segregata assieme alla sua famiglia e ad altre 4 persone, in un alloggio segreto situato sul canale Prinsengracht di Amsterdam al numero 263. Per due anni, dal luglio 1942 all’agosto 1944, rimase rinchiusa in una casa collegata all’edificio dove il padre aveva da tempo un’impresa di conservazione di prodotti alimentari, registrata col nome di Opekta. Era uno stabile situato nella parte retrostante della ditta a cui sia accedeva tramite un passaggio segreto dietro una libreria girevole.
una ricostruzione del nascondiglio dei Frank [AI]
Furono aiutati da alcuni impiegati del padre Otto, tra cui i coniugi Gies, il Sig. Kugler, il Sig. Kleiman ed Elisabeth Voskuijl. Durante tutti i mesi della clandestinità Mep Gies, segretaria di Otto, ed Elisabeth procurarono agli 8 rifugiati: cibo, vestiario, medicine e quant’altro potesse servir loro per condurre una vita dignitosa seppur nella totale segregazione. I due benefattori gli diedero persino libri, quaderni e altri materiali per organizzare festicciole in occasione di compleanni e feste religiose: alcuni dei relegati riuscirono addirittura a seguire corsi di latino e stenografia per corrispondenza.
del Diario esistono due versioni autografe
Anna amava molto la lettura, era una ragazza vivace, solare e molto impulsiva; adorava il cinema e i personaggi famosi dell’epoca, tra cui Greta Garbo, la principessa Elisabetta d’Inghilterra e sua sorella Margaret Rose. Nei due anni di coabitazione forzata, in cui passerà dalla fanciullezza all’adolescenza, sperimentò un insieme di sentimenti contrastanti che modelleranno in modo considerevole la sua personalità. Questo tratto forgiò profondamente la sua coscienza e quella degli altri occupanti, combattuti tra il mantenimento della speranza e l’oblio della disperazione. Nel suo Diario tenta di dare un senso all’esistenza; parla spesso della difficile convivenza tra i vari coinquilini, costretti a condividere spazi molto ristretti; annota il rapporto conflittuale con la madre, o quello tra i coniugi Van Pels, o ancora i litigi con il dentista Pfeffer, suo compagno di stanza, ed anche con il giovane Peter Van Pels, di cui si innamorerà. La sua curiosità intellettiva e la sua voglia di rimanere attaccata alla vita le permetteranno di difendere la sua mente nei momenti più tragici e travagliati, in attesa di assaporare il tanto desiderato primo giorno di libertà. Il suo quaderno è un luogo dell’anima dove spiega a sé stessa, attraverso «la pazienza della carta», chi è, e cosa è diventata: scrisse che le sarebbe piaciuto fare la scrittrice. Il Diario è uno spazio intimo ma allo stesso tempo aperto agli altri!
la lapide di Anna e di Margot a Bergen-Belsen
Il 4 agosto del 1944 vennero tutti arrestati e deportati, a causa di una soffiata fatta da un impiegato della ditta che informò la Gestapo della loro presenza nell’annesso all’edificio principale, ma sull’identità di tale delatore tuttora non c’è nessuna certezza. Molti ritengono che siano state alcune donne ad informare la polizia segreta, o che addirittura siano stati dei cacciatori di taglie, ma, ripetiamo, la questione è molto controversa. Dopo l’arresto dei Frank e delle altre 4 persone, la moglie di Gies (che nel frattempo era diventato il dirigente dell’Opekta) trovò il Diario e lo conservò in uno scaffale. Anna però non tornò mai più dalla prigionia perché morì presumibilmente tra il febbraio ed il marzo 1945 nel campo di Bergen-Belsen, assieme alla sorella Margot. Degli otto deportati l’unico sopravvissuto fu il padre Otto, che nel 1947 pubblicò il libro della figlia quando gli venne consegnato dalla sua segretaria. È stato inserito nell’Elenco delle Memorie del Mondo. Il Diaro è una grande testimonianza storica degli eventi che sconvolsero la vita della giovane e di tutti i suoi conoscenti. È un prezioso documento, patrimonio immortale dell’umanità, che racconta le angosce, le paure e le speranze di una ragazza, alla quale vennero strappati tutti i sogni!
Di seguito una pagina del Diario: 8 novembre 1943, lunedì sera.
«Cara Kitty […] l’alloggio segreto col nostro gruppo di otto rifugiati mi sembra uno squarcio nel cielo azzurro attorniato da nubi nere, cariche di pioggia. L’area rotonda e circoscritta su cui stiamo è ancora sicura, ma le nubi si avvicinano sempre di più a noi e sempre più stretto diventa il cerchio che ci separa dal pericolo incombente. Siamo immersi nelle tenebre e nel pericolo, e urtiamo gli uni contro gli altri cercando disperatamente una via di salvezza. Guardiamo tutti in basso dove gli uomini combattono, guardiamo in alto dove regnano la quiete e la bellezza, e intanto siamo tagliati fuori da questa tetra massa che non ci lascia salire in alto, ma sta dinanzi a noi come un muro impenetrabile, che ci vuol schiacciare ma non può ancora. Non posso fare altro che gridare e implorare: O cerchio, o cerchio, allargati, apriti, lasciaci uscire!». La tua Anna
A. De Maestri; D. Tartara, Antologia 3 per la scuola media, Fabbri Editori, 1986, p. 555.