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Lo shintoismo è la religione tradizionale del Giappone, alla quale si affianca anche il buddismo zen. Il termine Shin-to o shintō vuol dire via del divino. È una fede di difficile classificazione perché presenta sia tratti animistici dei popoli primitivi, sia caratteristiche tipiche del politeismo. Nonostante non si preoccupi di trattare direttamente i temi dell’aldilà e del soprannaturale, possiede una ritualità ed una mitologia ben definite. È chiamata anche la «via dei kami» che sono entità soprannaturali simili alle divinità delle civiltà politeiste. Lo shintō si è diffuso in Giappone prima che il buddismo arrivasse dalla Cina; le due fedi nel corso dei secoli sono diventate quasi simbiotiche influenzandosi vicendevolmente. Il buddismo, in particolare, ha assunto forme sincretiche per quel che riguarda le rappresentazioni iconoclastiche, traendo spunto dalle credenze popolari giapponesi. Va ricordato che il buddismo prima della sua espansione ha accolto molti canoni estetici dall’ellenismo dell’Asia Centrale, basti pensare all’arte del Gandhāra (l’attuale Afghanistan).
Secondo la mitologia giapponese, Namazu è un’enorme pescegatto che abita sotto il Giappone e che muovendosi provoca frequenti terremoti in tutto l’arcipelago nipponico. Vive nel fango ed ha lunghi barbigli come tutti i pesci della specie siluriformes detti barbi. Namazu può essere bloccato solo dal dio Kashima, che lo immobilizza con una grossa pietra; tuttavia come spesso accade quando il dio si distrae lui provoca un terremoto. Talvolta il dio Kadori (sostituto figurativo di Kashima in molte narrazioni) riesce a bloccarlo conficcandogli sulla testa una zucca gigante dotata di poteri magici. Il pesce gatto gigante nel periodo Tokugawa (1603-1868) era una divinità fluviale associata ai terremoti, ai disastri e alle inondazioni; ma la sua figura oltre che essere punitiva è anche ammonitiva. Namazu agisce anche per avvertire gli uomini di un pericolo imminente, ammonendoli quando non rispettano la natura. La sua funzione può essere indirettamente benevola, perché previene i disastri ingoiando i draghi d’acqua che causano altre catastrofi. Nell’immaginario mitologico infatti il sottosuolo del Giappone è abitato anche da altre creature come ad es. le anguille giganti, i serpenti acquatici o addirittura i buoi, che sono la causa di altrettante sciagure e cataclismi. Si dice che se un uomo toccasse Namazu rimarrebbe scosso ed inizierebbe a tremare esattamente come se venisse colpito da una scarica elettrica.
Il drago è un simbolo molto antico, arrivato in Giappone dalla Cina al pari del buddismo e della scrittura. Durante il XVIII secolo Namazu sostituì gradualmente il drago gigante della cultura popolare; il cambiamento simbolico fu un mutamento facilmente assimilabile perché i draghi venivano associati all’acqua e ai fiumi come i pesce-gatto. Con il tempo Namazu ha assunto il ruolo di punitore del male commesso dagli uomini, colpevoli di non rispettare la natura e di non rispettarsi reciprocamente. Pian piano il barbio è diventato il dio della rettificazione umana che ridistribuisce la ricchezza umana ristabilendo una certa equità tra ricchi e poveri. Un dato antropologico molto interessante è quello riguardante la sua immedesimazione con i comportamenti negativi: rappresenta sia l’impotenza degli uomini di fronte all’imponderabilità degli eventi, sia la loro mancanza di diligenza nel curare le cose della natura. Lo stesso dicasi per il dio Kashima che incarna in modo antropomorfico la disattenzione umana verso i doveri individuali e collettivi.
Lo shintō nel periodo post-rinascimentale dell’era moderna inizia ad elevarsi a religione assoluta, diventando di fatto una religione di Stato; alcuni studiosi ritengono che sia diventato un mezzo con cui plasmare la stessa cultura nipponica e con cui gestire il potere teocratico dell’Imperatore, considerato a sua volta una divinità come gli imperatori romani. Per questi motivi lo shintō può essere visto come la via per il mantenimento dell’ordine cosmico, dell’ordine sociale e dell’armonia; non si preoccupa di codificare i propri principi formalizzandoli in testi scritti, né di indagare più di tanto l’oltretomba; non esiste nessuna liturgia divina, ma una serie di osservanze su come non rimanere nel peccato e nell’imperfezione. I suoi riti da strumenti religiosi sono diventati oggetto di adorazione; per i suoi dettami è più importante la vita che la morte; per ogni uomo è più importante di qualsiasi altra cosa essere puri e moralmente degni.
Il Giappone è disseminato di santuari, templi, luoghi sacri e da tanti torii (strutture a forma di arco retto, che segnalano l’inizio di un luogo o di un’area sacra). Sono luoghi in cui gli uomini possono esercitarsi nella perpetuazione dei riti che permettono il mantenimento della vita; non è insolito trovarli in mezzo alla modernità che stride con queste sovrastrutture umane legate al mondo mitologico. Nonostante il Giappone sia una nazione proiettata verso la modernità, con un tipo di evoluzione che ha fatto da paradigma per le altre nazioni moderne, la sua società richiama di continuo il suo passato, sotto forma di culto per l’antico. La perpetuazione delle tradizioni fa del Giappone un paese misterioso, mitico e sui generis: un paese antico che vive nella modernità del futuro!