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Le Isole Comore sono uno stato insulare dell’Oceano Indiano, situato a nord del Canale del Mozambico, fra l’estrema punta settentrionale del Madagascar e il Capo Delgado (Mozambico). L’arcipelago comprende quattro isole principali: Gran Comora (o Njazidja), Anjouan, Mohéli e Mayotte. L’etimo “Comore” viene dall’arabo e vuol dire «Isole della Luna». Già territorio d’oltremare francese, le Comore sono divenute indipendenti nel 1975 (la sola isola di Mayotte è rimasta unita alla Francia).
La popolazione di circa 800.000 persone è composta da meticci derivanti dall’innesto di elementi arabi e malgasci su una base geografico-umana di tipo bantu-sudanese. L’intera popolazione è pressoché islamizzata. La loro cultura è modellata alla struttura data loro dalla civiltà musulmana che ha plasmato la maggior parte dei suoi caratteri esteriori. La lingua è lo suaheli di Zanzibar. [fonte Treccani]
Quella che viene raccontata qui è la storia di un incidente aereo causato dalla stupida follia di tre dirottatori etiopi avvenuto il 23 novembre del 1996. Imbarcatisi all’aeroporto di “Addis Abeba-Bole” dirottarono il volo 961 della Ethiopian Airlines, diretto a Nairobi, dopo aver costretto i piloti a puntare verso l’Australia minacciando di fare esplodere il velivolo con una bomba a mano, che in seguito si sarebbe rivelata un falso ordigno. Si proclamarono dissidenti politici oppositori del Presidente etiope Gidada ma in realtà erano solo tre studenti venticinquenni convinti di poter raggiungere facilmente l’Oceania con un aeromobile a serbatoi pieni. A questo punto tutto diventa cronaca. Alle 10:45 ore locali, il volo proveniente dall’India riparte per il Kenya. Meno di un’ora dopo il decollo, i sequestratori ubriachi, nervosi e confusi, entrano nella cabina di pilotaggio e costringono il comandante Leul Abate dapprima a dirigersi verso sud e poi verso est.
Superato il Kenya e giunti sui cieli della Tanzania, alle 13:20 avviene l’unico contatto radio con il controllo a terra: è quello con la torre di controllo di Dar es Salaam. Alle 15:00, l’ET-961 essendo rimasto senza più una goccia di carburante il velivolo inizia a precipitare lentamente sul Canale del Mozambico verso le Comore.
Le autorità tanzaniane dopo l’accaduto riferiranno che lo scambio comunicativo sarebbe avvenuto proprio i quel momento, in tal modo dichiarando ciò, si auto-escluderanno in automatico da qualsiasi responsabilità. Tutto ciò è facilmente intuibile: dirottamento, sequestratori, troppe nazionalità coinvolte (36 accertate) !!!
Il comandante a quel punto avvertì i tre etiopi che non avevano abbastanza carburante per coprire la tratta che li separava dall’Australia, essendo questa una distanza enormemente superiore a qualsiasi capacità di pieno carico sopportabile dall’aereo, e in ogni caso assolutamente insufficiente per raggiungere destinazioni diverse da quelle stabilite per l’arrivo a Nairobi: quegli avvertimenti rimasero completamente disattesi. Trovandosi ormai «in caduta» viene estratta la RAT (una turbina ausiliaria costituita da una sorta di «pala eolica» che sfrutta l’impatto dell’aria per generare un minimo di energia elettrica) ma a quel punto il pilota non è più in grado di eseguire la manovra di avvicinamento verso l’aeroporto della capitale Moroni.
Abate, nel disperato tentativo di scongiurare una catastrofe e tentando ogni manovra possibile a sua disposizione, riesce a guidarlo verso lo spazio di mare antistante Mitsamioli, in un punto non lontano dalla riva e con acque poco profonde. L’aereo diventato ormai ingovernabile sfiora il Galawa, un grande albergo nei pressi della spiaggia di Malodja, e virando a volo radente sul mare urta la superficie dell’acqua con l’ala sinistra; quest’ultima colpendo la barriera corallina lo fa roteare su se stesso spezzandolo in tre parti !!! Alle 15:20 il volo ET-961 totalmente privo di carburante si schianta in acqua a poche centinaia di metri dalla riva, inabissandosi nel mare cristallino delle Isole Comore. Esiste un video girato da alcuni dei turisti che si trovavano in quella spiaggia e che furono proprio i primi a prestare il primo soccorso ai sopravvissuti. I vacanzieri, attoniti, sconvolti e scioccati, compresi i membri dello staff della struttura turistica (camerieri, cuochi ed inservienti vari), si riversarono in mare per fornire aiuto con tutti i mezzi possibili: chi in barca, chi in motoscafo e chi persino a nuoto. Vennero salvate più di 50 persone grazie al fatto che molti di quei turisti erano medici francesi in vacanza!
Purtroppo alcuni annegheranno per non aver seguito le indicazioni dell’equipaggio e cioè per aver gonfiato i giubbotti di salvataggio dentro il velivolo: molti rimarranno intrappolati al suo interno senza alcuna via d’uscita. Il comandante Leul Abate riuscirà a salvarsi e ben presto tornerà a volare per la sua compagnia aerea, con tanto di grandi riconoscimenti per aver tentato l’impossibile. Nei giorni successivi alla tragedia, quelle immagini terribili e spettacolari catturate dai turisti, fecero il giro del mondo, dando a questo luogo incantevole una certa notorietà. Rimane l’atroce destino riservato a molti di quei passeggeri, causato dalla condotta stupida e criminale di tre maldestri pirati dell’aria, che per inseguire il mito del sogno australiano, hanno contribuito a far sì che molti dei loro sventurati compagni di viaggio raggiungessero insieme ad essi il paradiso celeste, scomparendo però nel Mare delle Isole della Luna!