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Uno dei problemi principali che si affronta in geografia è quello del confine tra Europa ed Asia.
È una questione che coinvolge inevitabilmente anche il territorio caucasico. Convenzionalmente secondo i criteri stabiliti dal cartografo svedese Von Stahlenberg, ed ufficialmente adottati dalla zarina Anna I di Russia nel 1730, il confine tra Europa ed Asia sarebbe quello che va dalla Baia di Bajdarackaja [nel Mar di Kara porzione del Mare Artico] sino alla linea tracciata dalla depressione dei fiumi Kuma-Manych compresa tra il Mar Nero e il Mar Caspio, e che corre lungo la catena dei Monti Urali e del fiume Emba. Seguendo tali impostazioni il Caucaso apparterrebbe interamente all’Asia, in quanto i due fiumi sopra citati, trovandosi più a nord rispetto al suo versante settentrionale, lo escluderebbero dall’ultima porzione d’Europa di circa 200 km. Oggi i limiti convenzionali utilizzati per la distinzione del continuum euro-asiatico, seguiti dalla maggior parte di geografi, sono quelli delimitati rispettivamente: dalla linea della catena dei monti Urali; dal fiume Ural’ ; dalla costa del Nord Caspio, e dalla stessa dorsale del Caucaso Maggiore. In questo modo i territori trans-caucasici come quelli della Georgia e dell’Azerbaijan, ricompresi nel versante sud, sarebbero già Terra d’Asia!
È una controversia più di tipo storico-culturale che fisica. Molti studiosi sostengono addirittura che in realtà l’Europa e l’Asia costituirebbero un unico continente – e non due – chiamato semplicemente Eurasia.
Disquisizioni cartografiche a parte, che comunque diventano significative ed importantissime nel contesto geopolitico, la vera difficoltà è nello stabilire se il Caucaso sia da assimilare culturalmente più all’Europa o all’Asia. In verità esso non è nient’altro che una regione sui generis. I popoli che vivono in questa regione vi si sono stanziati millenni fa. La gran parte di essi, come ad esempio gli ingusci, i ceceni, gli adighi o gli osseti, sono i più antichi abitatori dell’area. Questo è stato confermato da numerosi studi genetici effettuati sull’aplogruppo J del DNA (Y), detto Adamo Ancestrale, che stabilisce una certa continuità o uniformità genetica tra i vari soggetti appartenenti ad un determinato gruppo etnico: i nord-caucasici, in particolare gli abitanti delle zone centrali, possiedono meno varianza rispetto agli altri gruppi e pertanto hanno un patrimonio genetico molto simile a quello delle antiche popolazioni semitiche. I balkari, i karakaj, i nogai, o i cumucchi, che sono popoli di ceppo turco, si sono stanziati in questa regione in seguito alle conquiste delle orde mongoliche del basso medioevo.
Il Daghestan, che si trova ad oriente lungo le sponde del Caspio, è un insieme indescrivibile e variegato di piccole polis che hanno mantenuto più che in altre parti del mondo autonomia ed isolamento. Si può quasi affermare che all’interno di esso ci siano tante altre piccole nazioni unite tra loro dal continuum linguistico della lingua russa, in assenza della quale la babele daghestana risulterebbe ancora più indecifrabile. Queste comunità hanno un insieme di caratteristiche antropiche identiche. Sono genti montanare che si reggono su una struttura sociale ben salda suddivisa in clan ed in macro-raggruppamenti familiari. In questi villaggi, dove sono state conteggiate più di trentadue lingue diverse, tutti mantengono lo stesso stile di vita: hanno le medesime credenze, si professa la stessa fede e si balla la stessa danza. Sono popoli islamico-sunniti eccezion fatta per i tati cristiani e per gli «ebrei della montagna». Quando i russi nell’ottocento conquistarono queste alture, vedendo i loro rituali e il loro stile di vita, per non confondersi chiamarono «lezginka» la danza comune a tutte queste genti (*tale denominazione deriva dal nome dei lezgini, un popolo del Daghestan del sud).
La sacralità dell’ospite, il mantenimento dell’onore e della parola data; i giuramenti prestati e il rispetto per le donne, sono tratti specifici di un insieme valoriale che accomuna tutti i vari gruppi indigeni. Queste peculiarità sono state trasmesse anche ai popoli non caucasici di etnia turco-tatara che hanno conquistato e colonizzato una parte di queste terre. Il Caucaso andando da ovest verso est è già climaticamente differente. Più si va verso oriente, dove i monti iniziano a degradare verso il Caspio, più il clima diventa asciutto e leggermente arido. Più si scende verso il mare più l’atmosfera diventa “asiatica”. Gli storici antichi avevano idealmente collocato nei pressi della città di Derbent le mitiche «Porte di Alessandro», fatte costruire per l’appunto dall’imperatore macedone per proteggere i confini meridionali dell’impero dalle minacce dei barbari che imperversavano da nord. Un’altra versione invece le individua nel centro del Caucaso, nella regione del Kazbegi. Erano chiamate anche «Porte degli Alani» e dovevano trovarsi all’incirca nei pressi dell’attuale «Passo del Darial», che a sua volta deriva dal toponimo persiano “Dar-e-Alan” che vuol dire proprio «ingresso degli alani».
Gli osseti sono l’unico popolo cristiano incastonato nel Caucaso centrale. Essi sono i discendenti diretti degli alani, tanto che l’Ossezia viene definita dagli stessi russi con la denominazione di Alania. Sono iranici, e anch’essi sono tra i più antichi abitatori di queste terre. La zona centrale del Caucaso è di certo la parte più misteriosa ed affascinante di tutta la regione. Sia nello spazio georgiano che comprende tutto il versante sud, sia nella parte nord, cioè nel Caucaso russo (suddiviso in sette repubbliche sorelle), dovunque dominano montagne maestose ed impervie, perennemente innevate e costellate da innumerevoli torri di avvistamento. Costruite in diverse epoche da quasi tutti i popoli caucasici, oggi sembrano mute sentinelle a guardia di enormi vallate e monti silenziosi. Queste vette e questi picchi, per molto tempo hanno separato l’est dall’ovest, il nord dal sud, il mondo cristiano da quello islamico. La parte ovest è invece più verde e lussureggiante. L’Abkhazia, che ad esempio si affaccia sul Mar Nero, stretto tra il mare e le montagne, è un fazzoletto di terra molto piovoso. A causa di questo stranissimo clima, temperato ed umido, sembra una terrazza mediterranea addobbata con piante e foreste subtropicali. Già all’epoca dell’URSS era un luogo di villeggiatura molto rinomato e famoso che richiamava le varie élites del potere sovietico.
In riva al mare e sulle colline vi si trovano disseminati in abbondanza orti botanici, resort, chalet, ed eleganti giardini, oggi in parte abbandonati o in disuso. Comunque sia, il Caucaso resta un territorio particolare e affascinante. Ha avuto da sempre tanti primati. Si dice che la razza bianca sia originaria di queste parti; quando si parla di razza europoide, cioè di razza bianca [da un punto di vista biologico] la si definisce di tipo «caucasoide». L’Armenia e la Georgia sono stati i primi regni ad aver adottato il cristianesimo come religione ufficiale di stato. Il vino si dice che sia nato come coltura e come cultura proprio in Georgia. Di questo non vi è certezza, ma per i georgiani tutto ciò è motivo di fierezza e di vanto nazionale.
Il Caucaso, misterioso e forte è stato da sempre: affascinante ed impervio; turbolento ed accogliente; duro e allo stesso tempo morbido con tutte le genti che lo hanno attraversato ed abitato!