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Il Caucaso è una catena montuosa lunga circa 1200 km che corre tra il Mar Nero ed il Mar Caspio.
Va da ovest-nord-ovest in direzione est-sud-est, in quello che è uno dei più imponenti sistemi montuosi d’Europa. Viene distinto in Grande Caucaso (detto C. Maggiore) e Piccolo Caucaso (detto C. Minore), ma occorre dire che i locutori quando lo indicano genericamente, solitamente vogliono riferirsi al Caucaso Maggiore. Il Caucaso Minore corre parallelo al primo, più a sud, ad una distanza di 100 km circa. Le due catene appartengono alla medesima struttura, in quanto morfologicamente si sono originate nel Terziario circa 25 milioni di anni fa esattamente come le Alpi. La vetta più alta è il Monte Elbrus, tocca i 5.642 metri. Nella sua parte centrale i rilievi formano una fittissima rete montuosa, molto ampia e larga, nella quale l’imponenza delle montagne crea una stretta continuità e compattezza orografica. Le temperature sono particolarmente basse. Tra il versante nord e quello sud vi sono quasi tre gradi di differenza: quello nord è più freddo. Le precipitazioni degradano da ovest verso est. La sua parte finale che scende verso il Caspio è decisamente più arida. Esso divide tre stati, ed è diviso in tre nazioni un tempo unite sotto l’URSS: il suo versante nord appartiene interamente alla Federazione Russa; il versante sud è compreso tra Georgia ed Azerbaijan. Il Piccolo Caucaso invece separa tra esse la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaijan.
Il Caucaso è stato fin da tempi remotissimi lo spartiacque di diversi popoli e regni. È stato un ostacolo fisico ed un ostacolo culturale. Essendo una barriera è stato la cerniera naturale che ha filtrato il passaggio delle genti, agendo dunque da regolatore dei flussi migratori. Nonostante tutto però, a motivo della sua naturale inaccessibilità, ha paradossalmente accolto gruppi etnici provenienti da ogni dove. La sua geografia umana è particolarmente complessa. Questa macrocomposizione antropologica fa sì che in esso si possano scorgere gruppi umani tra essi molto diversi. Culturalmente è un mosaico di etnie e di popoli diversificati per cultura, religione e lingua. Il Caucaso del Nord fa interamente parte della Russia. Al suo interno esso è diviso in sette repubbliche autonome non indipendenti: Adigheya (detta anche Adighezia o Circassia); Carakaj-Cirkassia; Cabardino-Balkaria; Ossezia Settentrionale (detta anche Alania); Inguscezia; Cecenia e Daghestan. Queste repubbliche dotate di ampia autonomia, costituiscono il cosiddetto «Distretto Federale del Caucaso Settentrionale Russo». Nel versante sud, invece, la Georgia ingloba due entità autonome che rivendicano l’indipendenza da essa: sono l’Ossezia Meridionale (già divisa a metà tra la Georgia e la stessa Russia nell’allora URSS) e l’Abkhazia che insiste nella parte nord-occidentale della catena montuosa affacciandosi sul Mar Nero in una stretta striscia di terra costiera. Entrambe autoproclamatesi indipendenti ad inizio degli anni ‘90, sono ormai fuori il controllo amministrativo e territoriale georgiano. Il loro status è quello di territori contesi non riconosciuti dalla comunità internazionale. Sono per l’appunto riconosciute solo da alcune nazioni, tra le quali proprio la Russia.
Da un punto di vista etnico nel Caucaso convivono popoli appartenenti a tre diverse macro-famiglie linguistiche. Vi è un primo gruppo che racchiude tutti i popoli con lingue caucasiche propriamente dette. Questi sono i più antichi abitatori della regione, e sono cosi suddivisi: – nel versante nord-ovest, i circassi o adighi e i cabardini con le parlate caucasiche nord occidentali; tra queste vanno comprese anche la lingua abkhaza e abaza;– nel versante sud, i georgiani ed i semi-georgiani (come gli svan, i mingreli e i laz) con gli idiomi caucasici meridionali;– nel versante nord-est, i popoli nakh o vainakh, divisi tra ingusci, ceceni e batsbi. In quest’ultimo accorpamento, i linguisti raggruppano un vasto insieme [altamente frammentato]di lingue tutte imparentate tra loro che si concentrano all’interno del Daghestan. In esso, si possono classificare non meno di 30 idiomi, ognuno dei quali possiede un numero di locutori compresi tra un minimo di cinquemila ed un massimo di ventimila!
Nel Daghestan, che vuol dire letteralmente Paese delle Montagne, convivono una miriade di etnie e di minoranze nazionali che per comprendersi reciprocamente ricorrono spesso al russo come lingua di stato e come idioma franco e convenzionale. Le differenze sono infatti talmente abissali che non esistono altri sistemi di comunicazione, se non quelli offerti loro dalla loro stessa lunga russificazione. La seconda delle macrofamiglie è quella rappresentata dai popoli indo-europei: gli slavi, cioè i russi dominatori, gli armeni, gli osseti, i tati iraniani, e i rari gruppi di ebrei delle montagne. La terza è costituita dalle parlate turco-tatare: azeri, balkari, karakai, kumik, nogai, tatar e turkmeni. Vi sono persino gruppi residuali di assyri, che appartengono come idioma al tipo semitico, che è un altro universo linguistico.
Da un punto di vista invece religioso il Caucaso del Nord è costituito per la stragrande maggioranza da credenti che professano l’Islam sunnita con orientamenti spesso sufi. Quello meridionale è invece composto da cristiano-ortodossi (i georgiani) o da cristiani monofisiti (gli armeni). L’unico popolo cristiano originario del Caucaso Settentrionale è rappresentato (oltre che dai russi dominatori) dagli osseti, che come è stato specificato sopra, sono un popolo strettamente imparentato con gli iraniani. Descrivere la geografia umana di questa regione in ogni sua singola sfaccettatura, è quasi impossibile. Per l’enorme complessità antropologica qui esistente fin dagli albori della sua colonizzazione, occorrerebbe – per essere esaustivi – produrre un’opera di scienza sotto forma di trattato linguistico. Per sommi capi si può dire che il Caucaso nel corso dei secoli ha subito diverse influenze culturali a motivo della vicinanza di diversi universi e poli attrattivi, rappresentati da grandi imperi e regni, che ne hanno plasmato caratteristiche e peculiarità. Il caso del Daghestan, ad esempio, è un caso molto emblematico. Senza la presenza di Mosca imploderebbe su se stesso, al primo cenno di pseudo libertà, sotto le tante spinte disgregative fornite dai tanti popoli che lo compongono. Senza gli slavi del nord, questi popoli uniti nella loro genetica disunità, avrebbero guerreggiato tra loro già da diverso tempo solamente per rivendicare un pezzo di terra tra queste altissime montagne.